martedì 2 giugno 2009

La sfida è indie, ma insolitamente heavy: intervista agli Ispiria

Nati dall' idea di alcune delle personalità musicali più notevoli della Tuscia, l'eclettico bassista Emiliano Natali ed il chitarrista Choris (Emiliano è anche il fonico dei FEAR NO ONE recording) gli Ispiria sono una band proveniente dall'alto viterbese (Montefiascone e Acquapendente) che può vantare grande esperienza e capacità tra tutti i propri membri, nonché una visione della musica ben precisa e determinata. Il loro genere? Rock a tutto tondo, diretto e senza fronzoli, ma piuttosto eclettico e con sfumature e ricercatezze che li hanno portati a battezzare una nuova definzione per la loro musica, "Heavy Indie". Invitandovi all'ascolto e a tenere d'occhio l'uscita del loro secondo lavoro, in preparazione in questi giorni, vi proponiamo questa interessante intervista:

1) Avete definito la vostra musica come “Heavy Indie”. Che cosa intendete con “heavy” e cosa con “indie”?

Entrambe le parole hanno un duplice significato. Per heavy si fa riferimento al mondo dell'hard-heavy ‘70-‘80, caratterizzato da brani diretti e intensi, insomma duri...ma anche a tendenze più recenti, ma caratterizzate dalla stessa energia. Indie, invece, letteralmente sta per indipendente e libero, ma definisce anche un genere che annovera tra le sue fila band come Arctic Monkeys, The Strokes, Franz Ferdinand.
Nel prossimo lavoro, cercheremo di interpretare il vero significato di questo genere...di fornire la nostra fusione originale di questi due stupendi ingredienti!! Per ora l’heavy Indie è un embrione non ben definito, si può dire che per ora abbiamo lanciato solo la sfida...
Ispir(i)andoci sia al rock inglese anni 60 (rifatto nei 90), ma anche a delle sonorità e a delle armonie immediatamente riconoscibili come figlie degli anni ‘80.

2) Sempre secondo un’altra vostra definizione, il vostro è “fottuto rock n’ roll”. Qual è lo stato di questo genere e la sua funzione nel mondo contemporaneo?

Lo stato di questo genere in Italia è senza mezzi termini in crisi... chi fa rock di questo tipo lo fa di solito in inglese, interpretando le nuove tendenze, sempre maggiormente legate alla realtà d'oltreoceano o d’oltremanica, fitta di riferimenti crossover e nu metal.
Noi vogliamo essere classici in un contesto post-classico, modernizzando un concetto senza tradirlo!

3) In SUB TERRA abbiamo un’attenzione particolare per la musica rilasciata con licenze libere come le Creative Commons, cioè licenze che permettono il download gratuito e la copia legale delle opere. Cosa ne pensate di questa filosofia di produrre arte e cultura?

Visto i costi del cd tradizionale è necessario un rinnovamento, stando sempre attenti al pericolo numero uno della rete che è quello di “livellare” nella forma proposte musicali di qualità estremamente eterogenea. La strada è aperta sta ora ai gruppi ed ai fruitori percorrerla nel modo più responsabile possibile.

4) La vostra musica possiede chiari riferimenti all’Hard Rock degli anni 80, però vi leggo una volontà di essere piuttosto eclettici, come dimostra la cover di Livingstone di Vecchioni. Quali sono dunque i vostri riferimenti ed orizzonti musicali?

Siamo cresciuti negli anni ’80 e ne siamo orgogliosamente figli, nutrendo passione per l'hard rock, per il metal e, perchè no, anche per generi apparentemente lontani come la new wave... le nostre influenze sono tante, ci piace in generale la musica, sempre che sia ben fatta... come la nostra... :-)... quella vera, dall'attitudine selvaggia e sincera, sicuramente poco incline ai condizionamenti delle mode del momento.

5) Il testo di un pezzo come “TRE BRIGANTI” mi richiama certe cose dei vecchi TIMORIA, quelli di “VIAGGIO SENZA VENTO” e delle storie di crescita ed iniziazione. Come spieghereste “in prosa” il messaggio di questo, o di altri vostri testi?

Molti di noi hanno passato nell’adolescenza dei periodi diciamo “un po’ duri”, fatti di insicurezze e travagli, di solitudine e desiderio di essere accettati... la nostra arte è la nostra vita, fatta di lotta quotidiana e affermazione di un proprio ego, anche se complesso, sfaccettato, persino “problematico”. In altre liriche abbiamo affrontato problemi assolutamente differenti come il rispetto per gli animali (Padroni)... insomma non seguiamo un fil rouge tra una canzone e l’altra.

6) Secondo voi è vero che oggi si presta molta più attenzione ai suoni piuttosto che ai contenuti di una proposta musicale?

Diciamo... non ai suoni in particolare, ma si da assoluta preminenza all’immagine del gruppo e a che genere fa… e in conseguenza di ciò l’ascoltatore tende a demarcazioni troppo nette, per capirci…
O è merda o spacca…
I suoni aiutano ad essere maggiormente e più rapidamente apprezzati, in questo sono fondamentali, ma è un aspetto inevitabilmente legato ad una valutazione soggettiva. Un amante dello shoegaze ama suoni sporchi e low fi, ma gli stessi suoni probabilmente non sono egualmente apprezzati da un amante della musica elettronica. Il giudizio esclusivamente soggettivo porta a trascurare dei prodotti oggettivamente ben fatti, ma snobbati per questione di gusto, o a volte, ed è peggio, per partito preso e per questione di immagine, nel senso che una volta scelto il proprio genere molte persone ci tengono a mostrarsi agli altri come acerrimi nemici di tutte le altre espressioni musicali, ma solo per esigenza di calarsi nella parte!!!
Oltre a questo, è altrettanto negativa la tendenza per la quale quasi tutti si sentono destinatari della conoscenza ultima…chiunque ascolta musica vuole anche fare il critico musicale sparando a zero contro chi non gli piace o semplicemente non gli è simpatico, ma spesso i giudizi non sono supportati dalle necessarie competenze!

7) Qual è lo scopo che vi spinge a fare musica?

Amiamo quello che ascoltiamo... ci piace suonare dal vivo senza compromessi ed implicazioni di sorta... questa è la nostra umile ma immortale filosofia “rock”. Il sacro fuoco è in noi 

8) Sul vostro space affermate che la ricerca per i musicisti della band ha visto una selezione piuttosto lunga, scartando “moralmente” e “fisicamente” molti musicisti… potreste spiegare meglio cosa intendete con questi due avverbi ☺ ?

Non ci piacciono i musicisti senza anima o chi vuole imporre esclusivamente la propria visione portando il gruppo in un’altra direzione rispetto al condiviso progetto iniziale. Molta gente suona per moda o per dimostrarla propria abilità tecnica... non hanno proprio capito che la necessità in primis è quella di divertirsi e fare “banda”... ogni individualismo bieco e ridicolo non ci piace... Con quei due avverbi ovviamente si scherza, e non ce l’abbiamo con nessuno che abbia avuto l’occasione di suonare con noi, non ci riferiamo realmente a loro.Ci siamo rimasti in buoni rapporti!Era solo un modo un po’ provocatorio per fare capire come la pensiamo, tutto qui.

9) Perché secondo voi il mercato discografico è in crisi?

E’ in crisi come la società. I soldi mancano e a parte rare eccezioni di collezionismo si preferisce scaricare che comprare i costosissimi cd aggravati da iva, tasse e soldi che vanno alle major.
L’artista guadagnano troppo poco sui cd, vendono meno di prima. Lo fanno solo i nomi più importanti. Per il resto poi chi suona molto in giro spesso paga delle società che si prendono il loro stipendiuccio mensile. A Questo punto, pensaci si potrebbe dare direttamente un centone che ne so ai locali vedrai che ti fanno suonare lo stesso senza intermediario. Sono parole dure ma spero facciano riflettere. Un tempo ormai lontano o forse in un mondo utopico solo pochi gruppi avevano un contratto ma con questo potevano camparci. Erano spronati a fare musica ed a esercitarsi tecnicamente. E bisognava passare pià tempo in saletta che in giro a tentare di arruffianarsi qualcuno o a pensare a politiche. In quel tempo lontano il rock non si divideva in una miriade di sottocorrenti . Che facevano i Pink Floyd? Psichedelic rock pop? Ma vaffanculo!con questi sottogeneri in cui anche noi spesso scherziamo il pubblico si è diviso. Conosco gente che ne metal sente solo gothic o power, o brutal…invece di unirci ci dividiamo. La musica non può essere divisa in compartimenti stagni, e l’artista può interecambiare tutte queste correnti di album in album evolvendosi o tornando sui suoi passi.
Come dipingere un quadro usando colori diversi e tratti dinamici.

10) Perché nel nostro paese “vivere di musica” è quasi un’utopia?

Perché non c’è più una cultura di un livello adeguato, e nessuno giustamente visto come vanno le cose potrà scommettere sui talenti veri.La cultura musicale si è persa nei meandri di una logica da mainstream scadente, omologante verso il basso e per questo ripugnante.
Le mode durano sempre di meno…è inaccettabile ed incomprensibile stufarsi subito delle cose!


11) Elencate una serie di pregi e difetti che avete trovato, durante tutta la vostra esperienza di musicisti, nel sistema in generale della musica dal vivo in Italia e in provincia.

Pregi?
Tra gruppi ci si aiuta poco, a parte pochi fidati amici.
Di realtà interessanti ce ne sono tantissime: molti band, anche tra quelle che conosciamo in provincia sono creative e molto brave.
Ci sono poche strutture realmente adatte per suonare live, sia per problemi burocratici sia perché non sono attrezzate. E poi dobbiamo essere sinceri, chiaramente ci si svaluta. Molti gruppi sono disposti a suonare gratis; inoltre, c’è un appiattimento mostruoso. Contano troppo le simpatie e i giochi politici! Come in ogni ambito del resto.
Chi è indipendente e cocciuto resta fuori.
12) Che utilità attribuite alle varie proposte di concorsi che si offrono al musicista “indie” emergente in Italia e in provincia?

Una utilità relativa. Sicuramente ce ne sono di validi però anche in questi casi è una lotteria…come andare ai rigori dopo i supplementari. Sicuramente servono a noi per affiatarci e per farci vedere un po’ in giro... insomma, per uscire dal guscio!

13) Pregi e difetti del fare musica provenendo da una provincia come Viterbo.

Pregi: la vita non è carissima.
Difetti: poche oppurtunità e la gente apprezza poco la musica live, si preferiscono altri modi di divertimento. Noi viviamo in una provincia stanca dove le persone hanno la brutta tendenza ad assomigliare ad un “ branco di pecore”, in quanto inclini a subire piuttosto che a lanciare, a seguire senza esitazioni né discussioni ciò che fanno tutti gli altri: per questo c’è poco giro e scambio di idee, impressioni, aspirazioni, opinioni. Bisogna essere chiari e obiettivi: questo è un buco del culo del mondo! (non so se ci può consolare, ma parlando con persone che vivono in altri luoghi ci si accorge che anche da molte altre parti è così)

14) Una domanda per Emiliano: i tuoi “FEAR NO ONE STUDIOS” sono diventati un punto di riferimento per molte produzioni indipendenti nel viterbese. Quali sono le realtà che reputi più interessanti, tra quelle che hai avuto modo di produrre, e perché? Naturalmente la domanda è rivolta anche agli altri membri del gruppo, qualora conoscano qualche gruppo locale che stimino particolarmente valido.

L’anno scorso sono rimasto stupito notevolmente dalla creatività di alcuni gruppi, dalle belle canzoni che hanno tirato fuori... non posso non nominare band come Despite i Bleed, Seniors o Fullstops...ma molti tanti altri spero non si perdano troppo per strada e tengano duro. Keep on rockin...

Enrico: Io sono rimasto molto colpito dalla capacità (soprattutto se rapportata alla loro giovane età), di comporre propri pezzi, energetici e assolutamente non banali, molto attuali e in linea con il gusto corrente, , dimostrata dai Bloomsbury Set.
Non scordiamoci dei Kalki Avatara che hanno firmato con una nascente etichetta con il loro primo ep.

Ispiria:
Enrico "WIFE" Piferi - Voce
"CHORIS" - Chitarra
MAURIZIO Merli - Chitarra
EMILIANO Natali- Basso e voci
Federico "FERIMON" Monanni - Batteria

contatti:
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