martedì 28 luglio 2009

Siamo tutti pirati

Una riflessione sul download da internet ed una proposta alternativa in musica dalla nostra provincia

questo articolo è apparso su Viterbolive di Giugno-Luglio 2009, la cui versione pdf può essere liberamente scaricata qui

E’ un dato acquisito ormai da tutti che l’ingresso di internet nelle nostre vite abbia radicalmente cambiato il nostro modo di fruire non solo la musica, ma la cultura in generale. Siamo in un periodo di piena rivoluzione, qualcosa di paragonabile non solo al semplice cambio ed evoluzione dei supporti, ma all’invenzione, per fare un esempio in musica, della registrazione stessa. L’industria dell’intrattenimento e della cultura, che ha costruito i propri interessi sul vecchio mondo al cui trapasso stiamo assistendo, sta reagendo com’era prevedibile in senso piuttosto conservatore. Da qui le varie campagne sulla pirateria come reato, come killer dell’arte.
Tutte cose che hanno una ragione per essere sostenute, e su cui si può e si deve discutere. La prima cosa però su cui dovremmo riflettere è che ruolo ha ancora per noi la cultura e l’arte, e quale può avere nell’era digitale. E’ facile comprendere che per l’industria il primo valore in assoluto è quello del business, quindi non ci sorprendono le posizioni di chi detiene il monopolio. Ciò che al contrario vogliamo sostenere è l’opportunità di riscoprire la fruizione della cultura come momento di aggregazione e condivisione intorno a cui costruire un senso di comunità, di dialogo e di appartenenza, ed un modello alternativo e più equilibrato di economia che renda il giusto compenso a chi la cultura e l’arte la produce. Questa opportunità può essere realizzata oggi attraverso la rete ed il libero scambio delle opere, cioè la possibilità di scaricare gratuitamente e legalmente ogni tipo di opera dell’ingegno (film, musica, libri e quant’altro) per l’utilizzo e lo scambio personale, che non abbia fini commerciali. E’ la filosofia che si chiama copyleft, contrapposta (fin dal gioco di parole tra “left” e “right”) al più tradizionale copyright, che altro non è se una forma più flessibile di diritto d’autore che permette agli autori di condividere liberamente e legalmente le opere senza che i fruitori vengano accusati di essere pirati.
Non si tratta di qualcosa che svilisce l’opera fisica (il disco, il libro, il film), ma anzi permette di far circolare i contenuti in maniera finora impensabile (non dimentichiamoci che siamo nell’era di facebook, di ebay e della socialità on-line) permettendo agli autori, specie se emergenti, di entrare in contatto con gli utenti finali che possono così acquistare il supporto fisico (il cui valore e bellezza sono insostituibili) direttamente da loro. Il vantaggio sarebbe un circolo virtuoso per la società intera: libera circolazione delle idee, democraticità di accesso all’informazione, rafforzamento del tessuto sociale reale attraverso la condivisione e la connessione on-line.
E’ qualcosa su cui si può e si deve lavorare, anche se per ragioni comprensibili i gruppi di potere e le istituzioni del settore, come la SIAE, tendono in genere a boicottare ed ignorare tali esperimenti per mantenere i propri privilegi. Eppure incominciano ad esserci da qualche tempo segnali di confronto ed apertura:
segno che internet, quando usato bene, ci sta allenando a scavare, a cercare ed a leggere dietro le righe verso un approccio all’informazione più “orizzontale” e meno “verticale”, cioè impostoci dall’alto. Nella nostra provincia esiste già una realtà copyleft che opera nell’ambito della musica. Si chiama Sub Terra, ed è una webzine (un blog che parla di musica, specie indipendente) ed un’etichetta discografica che ha cominciato producendo alcuni artisti locali, ma sta lentamente espandendo i suoi contatti ben al di fuori della provincia stessa. Tutti i contenuti di Sub Terra, a partire dai dischi degli artisti, sono in download gratuito.
Sub Terra ha anche partecipato recentemente a Viterbo all’incontro-dibattito, organizzato da Arci Viterbo per Resist, dal titolo “Copyleft: a chi appartiene la conoscenza?”, in cui sono intervenuti due collettivi letterari che si muovono secondo questa filosofia (Kai Zen, che ha anche un romanzo uscito in stampa per Mondadori, ed Anonima Scrittori) nonché il collettivo musicale romano Zero Gravity Toilet il quale ha realizzato un disco finanziato dalla Comunità Europea, distribuito in digitale da Sub Terra. “Copyleft: a chi appartiene la conoscenza?” è stato il primo vero incontro per parlare di copyleft nella nostra provincia.

Collegamenti utili:

la voce copyleft su Wikipedia

Nessun commento:

Posta un commento